TG2, microbiota e glicemia

dieta personalizzata con glicemia e microbiota

Per chi ha avuto modo di leggere il mio articolo nel primo numero della rivista “Le regole di Tozzi”, quanto detto in questa puntata del TG2 MEDICINA 33 non sarà una novità.

E’ andata in onda il 30 ottobre 2018, e sul Gruppo BenEssere Paleo ne siamo rimasti colpiti…qualcosa sta cambiando?

Ho registrato la puntata ed estratto la parte saliente:

Il Microbiota che “fa ingrassare”

Sappiamo quanto la flora intestinale sia fondamentale per il nostro benessere.

Conosciamo gli alimenti e gli agenti esterni che possono minacciarla, quelli che “rovinano” la parete stessa dell’intestino causando infiammazione e tutte le sue conseguenze.

Ma dichiarare che è proprio il microbiota a decidere cosa “gli sta bene” e cosa no, sono discorsi finora fatti, ascoltati e letti solo da pochi.

“Ingrasso anche con una foglia d’insalata!”

Ecco come esordisce la giornalista, citando una frase comunemente detta da chi non riesce a dimagrire pur stando a dieta.

Chi segue la Paleo sa bene che dietro la parola “dieta” c’è nascosto un mondo (quale dieta? Chi te l’ha prescritta? Cos’altro fai per dimagrire oltre che seguirla?…).

Ma la novità per le nostre orecchie è ascoltare finalmente l’abbinamento MICROBIOTA-DIMAGRIMENTO.

Il microbiota è diverso da individuo a individuo. Un alimento che può dar fastidio ad una persona può non darlo ad un’altra. Questo si manifesta con una digestione e un assorbimento “personalizzato”, indipendente dalla fonte alimentare assunta.

Ma ascoltando il video fino alla fine riusciamo a capire da quale studio è risultato tutto questo.

Dimagrire con il glucometro

Ebbene, nell’articolo scritto per la rivista“Le regole di Tozzi” ho raccontato la mia personale esperienza con il glucometro.

Ho acquistato un glucometro a dimora e seguito le indicazioni del TEST dei CARBOIDRATI proposto proprio da Robb Wolf nel suo secondo libro “La paleo dieta su misura”.

Un libro molto discusso da chi pratica la dieta Paleo, perché lo stesso Wolf testa su di se le lenticchie!

Certamente ha creato scalpore, proprio lui che ha scritto il “vangelo” della dieta paleo (La Paleo Dieta) ora si mangia i legumi!

Sono presenti nella lista nera stilata da lui stesso nel primo libro, perché sono cibi “nuovi” derivati dalla pratica dell’agricoltura, a cui non siamo geneticamente portati.

Ma allora perché Wolf ha fatto questo “passo indietro”?

Nel suo secondo libro si concentra su un fattore che se andiamo a vedere comincia ad affacciarsi prepotentemente anche nell’ambiente paleo, la glicemia.

Se un alimento non fa per noi, dice Wolf, allora la nostra risposta glicemica ce lo dirà.

Parliamo di fonti di carboidrati, come possono essere frutta, ortaggi, verdure, dolcificanti…riso…e sì, anche legumi!

La sua personale risposta glicemica ai legumi è stata positiva, quindi dati alla mano potrebbe mangiare lenticchie senza problemi.

Dalla sua, afferma di aver preparato e cotto le lenticchie in maniera tale da eliminare gli anti-nutrienti. Quindi è come se avesse ingerito solo un concentrato di carboidrati e questi non gli hanno comportato nessuna risposta glicemica negativa, anzi.

Diversamente gli è successo con altri alimenti.

Nel mio test ho riscontrato che non basta attenersi alla lista dei cibi paleo. Nulla di allarmante, ma alcuni di questi mi provocano dei picchi glicemici davvero importanti, eppure sono quelli che avrei utilizzato ad occhi chiusi solo perché Paleo.

Lo studio

Tornando al video è proprio un gastroenterologo di Roma, il dr. Cesare Efrati, a spiegarci gli esiti di uno studio condotto dal Weizmann Institute in Israele nel 2015 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26590418).

Ed è qui che forse riusciamo a capire cosa volesse dire Wolf due anni dopo nel suo libro.

L’estratto dello studio cita così:

“Abbiamo monitorato costantemente i livelli di glucosio di una settimana in una coorte di 800 persone, misurato le risposte a 46.898 pasti e riscontrato un’alta variabilità nella risposta a pasti identici.

Questo suggeriva che le raccomandazioni dietetiche universali potrebbero avere un’utilità limitata. 

Abbiamo messo a punto un algoritmo di apprendimento automatico che integra i parametri del sangue, le abitudini alimentari, l’antropometria, l’attività fisica e il microbiota intestinale misurati in questa coorte.

Questo algoritmo predice con precisione la risposta glicemica postprandiale di una persona in funzione del pasto assunto. 

Abbiamo convalidato questi risultati in una coorte indipendente di 100 persone.

Una dieta controllata randomizzata in cieco basata su questo algoritmo ha prodotto risposte postprandiali significativamente più basse e alterazioni consistenti della configurazione del microbiota intestinale.

Le diete personalizzate possono quindi modificare con successo la risposta glicemica postprandiale e le sue conseguenze metaboliche.”

La dieta del gastroenterologo

Glucometro alla mano hanno verificato che per ciascun individuo è il microbiota a decidere se un alimento è “ingrassante” o meno.

Certamente è uno studio che non tiene conto di tutto quello che conosciamo bene in paleo:

se anche una brioche non da fastidio al microbiota in quel momento, non risultando una cattiva scelta dal glucometro, sappiamo come glutine, fitati, saponine e quant’altro intacchino la salute dell’intestino stesso a lungo andare.

Conclusione dell’intervista?

Basta fare un test glicemico per ogni alimento, estrarre la lista di quelli che non danno fastidio alla glicemia e quindi al microbiota, portare i risultati al gastroenterologo e ricevere una dieta personalizzata ed efficace.

La glicemia assume sempre più un’importanza fondamentale in una dieta e si tende anche nella Paleo ad un’alimentazione che la stimoli al minimo.

Questo è ciò che dagli Stati Uniti ci arriva negli ultimi anni attraverso le diete Low Carb e Chetogenica.

Conoscendo però i retroscena degli anti-nutrienti presenti negli alimenti “moderni” ci tengo a ricordare che la scelta più coerente a mio avviso sia la Paleo-chetogenica.

In attesa di nuove ricerche e nuovi sviluppi quindi, vi consiglio se avete la possibilità di eseguire il test dei carboidrati consigliato da Wolf e, perché no, verificare se nella vostra zona ci siano gastroenterologi che sappiano consigliarvi su questo aspetto.

Caterina Borraccino


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